Mentre combatte una delle più gravi epidemie virali del secolo, la Cina inizia a sentire gli impatti sulla domanda energetica e sulle emissioni.

 

Come mostrato da una serie di indicatori che hanno registrato nelle ultime settimane una media molto più bassa rispetto agli ultimi anni, la domanda di energia elettrica e la produzione industriale nel Paese rimangono di gran lunga al di sotto dei livelli abituali. Questi indicatori includono:
– Il consumo di carbone nelle centrali elettriche che è diminuito del 36%.
– La produzione di carbone nel più grande porto di carbone, scesa del 29%.
– L’utilizzo delle cokerie sceso del 23%.
– I livelli di NO2 registrati dai satelliti, diminuiti del 37% .
– L’utilizzo della capacità di raffinazione del petrolio che è stato ridotto del 34%.
– Le cancellazioni dei voli che ha registrato un calo del 5% rispetto al mese di febbraio dell’anno precedente.

Nello stesso periodo del 2019, la Cina aveva rilasciato circa 800 milioni di tonnellate di CO2 (MtCO2), il che significa che il virus avrebbe ridotto fino ad oggi le emissioni globali di CO2 di 200Mt. La domanda chiave è se gli impatti saranno mantenuti o compensati – o addirittura invertiti – dalla risposta del Governo alla crisi.

Le prime analisi dell’Agenzia internazionale dell’energia (AIE) e dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (OPEC) suggeriscono che le ripercussioni dell’epidemia potrebbero causare complessivamente tra gennaio e settembre di quest’anno una riduzione della domanda mondiale di petrolio di mezzo punto percentuale.

Tuttavia, le prossime misure di stimolo del governo cinese in risposta all’interruzione potrebbero superare questi impatti a breve termine sull’energia e sulle emissioni, come già verificatosi dopo la crisi finanziaria globale e la recessione economica nazionale del 2015.

Consumo di carbone
Ogni inverno, durante il capodanno cinese, il paese si ferma per una settimana, con negozi e cantieri chiusi e la maggior parte delle attività industriali ferme. La festività ha un impatto significativo a breve termine sulla domanda di energia, sulla produzione industriale e sulle emissioni.

Le linee blu nella tabella qui sotto mostrano come la produzione di energia a carbone in genere diminuisce in media del 50% nei 10 giorni successivi alla vigilia del capodanno cinese, contrassegnata come zero sull’asse x.

Daily coal consumption at six major power firms


Quest’anno, mostrato in rosso, il solito calo del consumo di energia è stato prolungato fino ad ora di 10 giorni, senza alcun segno di aumento. Questo perché la festività annuale è stata estesa per dare al governo più tempo per tenere sotto controllo l’epidemia – e la domanda è rimasta contenuta, anche dopo la ripresa ufficiale dei lavori il 10 febbraio.

Nel periodo di quattro settimane a partire dal 3 febbraio di quest’anno, il consumo medio giornaliero di carbone nelle centrali elettriche è sceso a dei livelli minimi, mai registrati negli ultimi quattro anni, e senza alcun segno di recupero nei dati più recenti. Anche un’altra serie di indicatori di utilizzo della capacità industriale hanno mostrato drammatici effetti a breve termine: i dati relativi a centrali a carbone, altiforni, cokerie, prodotti siderurgici, raffinerie, si sono infatti ulteriormente deteriorati nella settimana che inizia il 10 febbraio, quando si prevedeva che le attività sarebbero ufficialmente riprese.

Il rimbalzo dell’attività industriale e il consumo interno di combustibili fossili si sono rivelati lenti, con i primi segni di ripresa dell’attività evidenti nei dati aggregati nazionali solo nell’ultima settimana di febbraio, ma con ancora molta strada da fare.

 

La riduzione di CO2 e di NO2
Nel loro insieme, le riduzioni nell’uso del carbone e del petrolio greggio indicano una riduzione delle emissioni di CO2 di circa il 25% rispetto allo stesso periodo di due settimane dopo le vacanze di Capodanno cinesi nel 2019. Ciò equivale a circa 100MtCO2 – o 6% di emissioni globali nello stesso periodo.

Una ulteriore conferma della riduzione dell’uso di combustibili fossili è arrivata poi dalle misurazioni satellitari di NO2, un inquinante atmosferico strettamente associato alla combustione di combustibili fossili. Nella settimana dopo le vacanze cinesi del 2020, i livelli medi di NO2 in Cina sono stati inferiori del 36% rispetto allo stesso periodo del 2019, come illustrato dalla immagine in basso a destra.

 

Fonte: Carbon Brief
Traduzione e sintesi a cura della Redazione