Nel colmare il crescente divario di emissioni tra le politiche attuali e gli obiettivi climatici globali, alcune iniziative sul clima a livello locale possono svolgere un ruolo fondamentale. Ma in che misura le città stanno rispettando i loro impegni sul clima?

Una recente analisi pubblicata su Nature Climate Change, fornisce una delle valutazioni più complete dei progressi delle città verso i loro obiettivi climatici, e i suoi risultati mostrano che oltre il 60% delle oltre 1.000 città europee che hanno monitorato le proprie prestazioni, sono sulla buona strada per raggiungere i loro obiettivi di riduzione delle emissioni per il 2020.

Lo studio nello specifico indaga su quali fattori – come il tipo di azione per il clima che le città perseguono e l’ambizione dei loro obiettivi – influenzano i progressi nella riduzione delle emissioni di gas serra e quali lezioni contengono questi risultati per la governance climatica subnazionale.

Monitoraggio delle prestazioni climatiche

Determinare l’impatto delle azioni subnazionali per il clima è difficile per diversi motivi. Già nel 2014 l’IPCC  aveva concluso che, “sebbene migliaia di città stiano intraprendendo piani d’azione per il clima, il loro impatto aggregato rimane sconosciuto“. In quanto “ci sono poche valutazioni dei piani d’azione per il clima urbano e della loro efficacia”. E la mancanza di dati sulle emissioni di gas a effetto serra a livello cittadino, le informazioni limitate sull’attuazione delle politiche e le metodologie incoerenti per il monitoraggio dei progressi sono alcune delle ragioni di queste lacune.

Per affrontare questi problemi lo studio in esame ha raccolto i dati disponibili per le 1.066 città che partecipano al Patto dei sindaci dell’UE per il clima e l’energia (EUCoM), una delle più grandi reti subnazionali di azione per il clima del mondo. Il patto, fondato nel 2008, comprende più di 10.000 governi locali e regionali che si sono impegnati a ridurre le emissioni entro ed anche oltre gli obiettivi posti dall’UE per il 2020-2030. Con questo impegno le città partecipanti sono tenute a fornire ogni due anni inventari delle emissioni e rapporti sui progressi ottenuti. E queste città ospitano quasi 50 milioni di persone, circa l’11% della popolazione dell’UE.

Le città sono sulla buona strada per raggiungere i loro obiettivi?

L’analisi condotta ha scoperto che le città che monitorano i loro progressi e comunicano i dati di inventario hanno già ottenuto tra il 2008 e il 2019 una riduzione delle emissioni di circa il 15%, per un totale di 51 milioni di tonnellate di CO2. Supponendo che mantengano lo stesso tasso di riduzione delle emissioni, è quindi probabile che per il 2020 quasi il 60% delle città analizzate raggiunga il proprio obiettivo climatico.

La mappa sotto mostra le città che sono sulla buona strada con i loro obiettivi climatici (punti blu), insieme a quelle che sono in ritardo (bianche) e quelle le cui emissioni sono effettivamente aumentate (rosso).

Mappa delle prestazioni di riduzione delle emissioni calcolate per 1.066 città in Europa, dove sono disponibili dati sufficienti.

Come mostrato, le prestazioni climatiche a livello di città variano in modo significativo a seconda del paese.

Ad esempio, mentre le città di Cipro e Turchia hanno ottenuto una riduzione media delle emissioni pro capite superiore al 5% all’anno, le città dell’Europa orientale di fatto hanno aumentato le loro emissioni medie pro capite.

Nei dati disponibili la Spagna ha la quota più alta di città in linea con gli obiettivi (81%), seguita da vicino da Regno Unito (80%), Danimarca (71%), Austria (67%) e Portogallo (63%).

Glasgow, in Scozia, che il prossimo anno ospiterà la COP26 è una delle città del Regno Unito che ha già ottenuto dal 2006 al 2012 una riduzione delle emissioni pro capite del 3,6%. La Spagna invece vanta città come Murtas, un comune di Granada, che tra il 2007 e il 2012 ha ottenuto circa l’11% di riduzioni annuali delle emissioni pro capite.

I paesi con una quota di città soltanto moderatamente in linea con gli obiettivi coprono molte regioni geografiche. L’Italia, ad esempio, ha il 48% delle città in linea con gli obiettifi fissati, mentre Finlandia, Irlanda, Turchia, Slovenia e Ucraina si aggirano intorno al 50%.

Paesi poi come il Belgio, la Germania e quelli dell’Europa orientale – Bosnia ed Erzegovina, Lituania, Bielorussia, Georgia e Slovacchia – hanno poche città in linea con gli obiettivi posti, meno del 10%.

Cosa determina le prestazioni climatiche?

Dallo studio pubblicato è emerso che le prestazioni climatiche sono determinate da una combinazione di caratteristiche a livello di piano, di città e di paese. E, in modo sorprendente, i risultati suggeriscono che una maggiore ambizione non necessariamente coincide con prestazioni migliori. Le città “ambiziose” infatti, quelle che fissano obiettivi per ridurre le emissioni di oltre il 21% entro il 2020 (dato medio stabilito da tutte le 1.066 città), tendono a ridurre le emissioni pro capite annuali di circa mezzo punto percentuale in meno rispetto ad altre città.

I temi su cui le strategie di politica climatica urbana tendono a concentrarsi sono sei e, in ordine decrescente di prevalenza, includono: amministrazione comunale (30%), edifici pubblici e illuminazione (19%), edifici residenziali e interventi urbanistici (18%), mobilità e trasporti pubblici (13%), integrazione intersettoriale (10%), interventi di efficienza energetica (10%).

La prevalenza nel piano d’azione dell’efficienza energetica – di solito prioritaria per le città meno dense e meno ricche – è associata a una maggiore riduzione delle emissioni pro capite. Invece il PIL pro capite, la popolazione o la densità di popolazione non sembrano importanti.

Altri aspetti rilevanti poi sono che emissioni di base pro capite più elevate in genere portano a una maggiore riduzione delle emissioni pro capite. E una maggiore riduzione delle emissioni a livello nazionale si traduce anche in una maggiore riduzione delle emissioni a livello locale per una maggiore ambizione a livello cittadino.

Implicazioni per la governance e la ricerca sul clima

I risultati mostrano che la maggior parte delle città che partecipano all’EUCoM, che richiede alle città di impegnarsi in sforzi che superano o sono aggiuntivi rispetto ai requisiti nazionali, sta mantenendo i propri impegni sul clima.

E che, mentre le tendenze di riduzione delle emissioni nazionali sono correlate ai risultati delle città, circa il 40% (432 città) delle città analizzate mostra tendenze di riduzione delle emissioni che sono più rapide di quanto abbiano ottenuto i rispettivi governi nazionali. Prova questa dell’efficacia delle azioni condotte a livello urbano per ridurre le emissioni di gas serra oltre la portata dei governi nazionali.

Il lavoro poi identifica anche aree che potrebbero richiedere particolare attenzione. Ad esempio, il livello di ambizione e i settori interesaati dai piani d’azione per il clima che influenzano fortemente le riduzioni delle emissioni. E, il fatto che l’ambizione non si traduca direttamente in prestazioni, suggerisce che dovrebbe essere prestata maggiore attenzione alla definizione di obiettivi di mitigazione specifici basati sulla conoscenza di quello che è il profilo di emissioni di un attore.

Le prestazioni relativamente scarse delle città con emissioni di base inferiori suggeriscono che un approccio generale alla definizione di obiettivi per la riduzione delle emissioni potrebbe richiedere un ripensamento, poiché potrebbe essere più impegnativo e, potenzialmente, demotivante per le città che sono già a minore intensità di carbonio.

A breve termine, le città potrebbero ridurre ulteriormente le emissioni concentrandosi maggiormente sul miglioramento dell’efficienza energetica.

Nel set di dati disponibili, le città “ad alte prestazioni” hanno implementato risparmi di energia ed emissioni adottando strategie per il cambiamento comportamentale, come la promozione della mobilità pedonale e della bicicletta e l’implementazione di campagne di sensibilizzazione pubblica. Hanno anche sostituito le tecnologie inefficienti, ad esempio installando vetri ad alta efficienza negli edifici, sostituendo i sistemi di riscaldamento e utilizzando caldaie a biomassa invece di caldaie a gasolio o propano.

Trarre insegnamenti importanti dalle città di successo può aiutare a migliorare le prestazioni complessive e contribuire a colmare il divario di emissioni globali. Le iniziative di cooperazione internazionale come l’EUCoM sono ben posizionate per continuare a facilitare questo tipo di sperimentazione e apprendimento.

Lo studio rappresenta un piccolo passo per colmare la mancanza di dati sui risultati dell’impegno volontario per il clima. C’è ancora una urgente necessità di monitorare le prestazioni climatiche in modo più completo, ma lo studio mostra che questo può essere fatto. Come passo successivo, i ricercatori, dovrebbero basarsi su questo lavoro estendendo il monitoraggio delle prestazioni climatiche alle città al di fuori dell’Europa. Ciò potrebbe includere l’esame dei risultati delle città in altre iniziative – come la campagna Race to Zero – e fare luce sulle prestazioni climatiche aziendali.

Fonte: Carbon Brief

Traduzione, sintesi e adattamento a cura della redazione di Ancler