Quest’anno le emissioni globali di carbonio dell’industria dei combustibili fossili potrebbero diminuire di 2,5 miliardi di tonnellate, con una riduzione del 5%, poiché la pandemia di coronavirus ha innescato un enorme calo della domanda di combustibili fossili.

Le restrizioni senza precedenti ai viaggi, al lavoro e all’industria dovute al coronavirus dovrebbero tagliare miliardi di barili di petrolio, trilioni di metri cubi di gas e milioni di tonnellate di carbone dal sistema energetico globale nel solo 2020.

Ciò porterebbe al più grande calo del settore dei combustibili fossili delle emissioni di CO2 registrate in un solo anno, eclissando tutte le crisi di carbonio innescate dalle più grandi recessioni degli ultimi 50 anni messi insieme.

Le principali nazioni produttrici di petrolio concordano nel prevedere un taglio storico del 10% nella produzione.

Lo scorso anno gli esperti del clima si aspettavano che le emissioni globali di carbonio dei combustibili fossili e della produzione di cemento aumentassero nel 2020, di circa 36,8 miliardi di tonnellate di anidride carbonica. Invece, le emissioni potrebbero diminuire di circa il 5%, pari a 2,5 mld di tonnellate di CO2, raggiungendo i livelli più bassi mai registrati in circa un decennio.


Il dott. Fatih Birol, capo dell’Agenzia internazionale per l’energia, ha messo in guardia dal vedere il brusco calo delle emissioni dei combustibili fossili come un trionfo climatico. Ed ha affermato che: “Questo declino si sta verificando a causa del tracollo economico in cui migliaia di persone stanno perdendo il proprio sostentamento, non a causa delle giuste decisioni del governo in termini di politiche climatiche. Il motivo per cui vogliamo vedere il declino delle emissioni è perché vogliamo un pianeta più vivibile e persone più felici e più sane”.

L’analisi sui combustibili fossili condotta da Rystad Energy, una società norvegese di consulenza energetica, ha evidenziato che una forte contrazione del PIL e la brusca interruzione dei voli e del traffico veicolare potrebbero causare un calo della domanda mondiale di petrolio di oltre cinque volte il calo della domanda innescato dalla crisi della finanza globale del 2008.

Gli analisti stimano che la domanda di greggio diminuirà in media di 11 milioni di barili di petrolio al giorno quest’anno, ovvero 4 miliardi di barili in totale. Secondo la Rystad questo da solo ridurrebbe quest’anno le emissioni di CO2 di 1,8 miliardi di tonnellate, emissioni che altrimenti avrebbero contribuito alla crisi climatica globale.

Gli analisti si aspettano inoltre un crollo del consumo di elettricità e dell’industria pesante in grado di far diminuire sia la domanda di gas, sia di carbone, di circa il 2,3%, cancellando le emissioni di carbonio di ciascuno dei combustibili fossili di 200 e 500 milioni di tonnellate rispettivamente.

Erik Holm Reiso, senior partner di Rystad, ha dichiarato: “La pandemia di coronavirus è un evento senza precedenti per i mercati dell’energia, ed avrà un impatto sostanziale sulle emissioni totali di carbonio del mondo.

“L’ultima volta che la domanda di petrolio si è contratta, durante la crisi finanziaria dal 2008 al 2009, la domanda è diminuita di 1,3 milioni di barili di petrolio al giorno. Ma Covid-19 potrebbe causare un calo della domanda di petrolio di oltre cinque volte tanto “.

Il calo senza precedenti della domanda di petrolio emergerà in gran parte a causa dell’industria aeronautica globale, ha detto. In genere ci sono circa 99.700 voli commerciali al giorno, ma la eliminazione dei viaggi non essenziali per frenare la diffusione del virus potrebbe far calare il traffico aereo in media di quasi un quarto nel corso dell’anno.

Un minor numero di auto sulla strada inciderà anche sulla domanda di benzina e di diesel nel corso dell’anno di circa il 9,4%, riducendo la domanda di petrolio nel 2020 di 2,6 milioni di barili di petrolio al giorno.

Gli analisti affermano che l’uso di carburanti per il trasporto potrebbe iniziare a riprendersi nella seconda metà dell’anno, ma pensano che la domanda avrebbe dei ritardi rispetto alle cifre registrate l’anno scorso.

La domanda di energia in Cina, il più grande importatore mondiale di petrolio, dovrebbe iniziare a riprendersi quattro mesi dopo lo scoppio nella provincia di Wuhan. Tuttavia, secondo la Rystad, non tornerà completamente ai livelli normali fino a settembre. Ciò potrebbe provocare un lento aumento della domanda globale di energia nella seconda metà del 2020, ma per quest’anno non è prevista una ripresa ai livelli del 2019.

Reiso ha dichiarato: “La vera domanda è sull’impatto a lungo termine del virus. Se apprendiamo che il lavoro a distanza può funzionare, le persone potrebbero iniziare a chiedersi se dobbiamo prendere voli a lungo raggio per incontrarsi. Ciò potrebbe fare chiedere se la domanda di petrolio si riprenderà mai ai livelli che abbiamo visto negli anni precedenti”

Tuttavia il dott. Fatih Birol ha affermato che se i governi non adottassero le misure giuste per includere il sostegno all’energia pulita nei nuovi pacchetti di stimolo economico “allora questo declino potrebbe essere facilmente spazzato via dal rimbalzo dell’economia una volta che Covid-19 sarà sotto controllo. Queste cifre sono importanti e impressionanti. Ma non mi rendono felice. Per me è più importante ciò che accadrà l’anno prossimo e l’anno successivo”.

Fonte: The Guardian
Traduzione a cura della redazione di Ancler